Alice _ Review _ Special LiveAction
- Lady Noir
- 14 set 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 11 ott 2020
Eccomi di nuovo qua con una nuova recensione di un live action Disney.
Andiamo avanti con un'altra duologia, questa volta dalla brughiera fatata, ci tuffiamo invece nel Paese del Meraviglie, con la saga di Alice in Wonderland.

Qui abbiamo due titoli e un solo, incredibile regista: Tim Burton (che per chi non lo sapesse è uno dei miei registi preferiti assieme a Christopher Nolan).
I film in questione sono "Alice in Wonderland" del 2010 e "Alice attraverso lo specchio" del 2016.
Anche qui, come per Maleficent, non abbiamo la storia del classico Disney, con una Alice bambina che si ritrova per la sua prima volta nel Paese delle Meraviglie, ma bensì un vero e proprio sequel.
Da fan incallita del mondo magico e irreale di Lewis Carroll, posso dire che comunque nemmeno il vecchio cartone animato della casa di Topolino, ha ben seguito la trama dei due libri, mischiando un po' di eventi e di personaggi. Si può dire che in questo caso Tim Burton abbia fatto un seguito leggermente più fedele ai romanzi, piuttosto che al cartone.

Trama (e differenze dal classico originale):
Come abbiamo detto quindi, questo è un seguito e la Alice bambina è già andata e tornata dal Paese delle Meraviglie, ma non se ne ricorda bene e lo reputa solo un terribile sogno che la spaventa, facendole credere di essere matta.
Quando però una sedicenne Alice, orfana di padre da poco, segue nuovamente il Bianconiglio, si ritrova a dover affrontare la Regina Rossa e il suo Ciciarampa, perché quello è il suo destino. Non mi spingerò oltre nel raccontarvi la trama (soprattutto quella del secondo film che a mio parere spiega molte cose del passato del magico paese).

Pero posso tranquillamente parlare delle differenze evidenti con in classico Disney. Nel cartone animato, infatti, non abbiamo la Regina Rossa, ma la Regina di Cuori, che nel romanzo sono due personaggi diversi: la Regina di Cuori, rappresentante la regina delle carte da gioco, è la cattiva del primo libro; mentre la Regina rossa, che come abbiamo detto vediamo anche nel live action, rappresenta la regina dei pezzi rossi (da noi neri) degli scacchi ed è la cattiva del secondo romanzo. Anche qui, però, Tim Burton ha fatto un po’ di confusione, mettendo sì Iracebeth (la Regina Rossa) sorella di Mirana (la Regina Bianca), come nella scacchiera, ma affiancando gli scacchi solo alla seconda, mentre la prima ha al servizio carte da gioco e un Fante di Cuori.
Insomma, a mio parere se volete conoscere la vera storia di Alice nel Paese delle Meraviglie, dovete decisamente lasciar perdere la Disney, sia classico che live action. Ciò però non vuol dire che i film siano brutti, anzi tutt’altro.

Giudizio tecnico: Anche qui, come ogni film di questo genere, ci troviamo davanti ad un film quasi completamente girato in green screen, ma in questo caso trovo che gli effetti speciali siano incredibili: sia per quanto riguarda la scenografia in sé che là computer grafica per quanto riguarda i personaggi del Paese delle Meraviglie. Il solo vedere come hanno reso i cambiamenti di statura di Alice, mentre alterna il bere mezzastazza e il mangiare la tortainsù; o l'enorme testa della Regina Rossa.
Ma non sono certamente solo gli effetti speciali che fanno questo film, dove si vede chiaramente l'impronta registica indelebile di Tim Burton: il suo stile gotico ed eccentrico ha reso la favola enigmatica di Carroll ancora più dark, proprio grazie alle scelte di inquadrature e di fotografia che molto spesso, soprattutto nel secondo film, regalano suspense e azione alle scene.

Recitazione: Sulla scelta degli attori c'è poco da discutere, Tim Burton si circonda di mostri sacri della recitazione dark ed eccentrica come l'amico di lunga data Johnny Depp e l'ex moglie Helena Bonham Carter, ed ovviamente questo film non fa eccezione, mostrandoci il primo come Cappellaio Matto e la seconda nei panni della Regina Rossa.

A cui si aggiunge un'incredibile Anne Hathaway che con la sua recitazione sopra le righe è assolutamente la migliore in scena, almeno a mio parere; riuscendo a dare un'aria spiritata e leggiadra al personaggio di Mirana.

Ad affiancarli c'è un incredibile Mia Wasikowska che nei panni di Alice dà il meglio di sé, riuscendo a gestire in modo incredibile il ruolo dell'adolescente confusa e dubbiosa delle proprie capacità.

Nonostante tutto, c'è un ma parecchio grosso in questi due film: sono solo questi quattro attori appena citati a portare avanti le pellicole, perché poi troviamo solo attori di comparsa o personaggi fatti in cgi. Unica eccezione a questo recitare dietro la maschera del computer la voglio fare al ricordo di Alan Rickman, certamente il Brucaliffo non è stato un grande ruolo per lui, ma probabilmente il secondo film è stato anche l'ultimo che ha girato prima della sua scomparsa, perciò credo sia giusto dargli i giusti onori, visto che in molte altre pellicole è stato un attore di tutto rispetto.

L'unico che forse, anzi quasi sicuramente può competere con gli altri attori principali è Sacha Baron Cohen che, nel secondo film, ha un ruolo importantissimo come l'impersonificazione del Tempo.

Comunque sia, la recitazione che c'è, pur se in un numero limitato regge tranquillamente il film rendendolo alla altezza di molti altri del genere. Sceneggiatura e doppiaggio: La sceneggiatura, forse più di molti altri film ha dell'incredibile, sia in inglese che in italiano (e molto probabilmente in qualsiasi altra lingua siano stati tradotti i film). Dobbiamo ricordarci, infatti che ci troviamo nel Paese delle Meraviglie, in un mondo completamente folle e al di fuori delle regole normali e per quanto Lewis Carroll abbia inventato nomi come il Ciciarampa, lo Stregatto e frasi assurde come la famosissima "Quello dovrebbe essere non è è quello che non sarebbe sarà" o la tipica battuta del cappellaio sul "perché un corvo assomiglia a una scrivania", ma di certo gli sceneggiatori si sono dati da fare con parecchio materiale, dai nomi dei vari giorni speciali: Gioiglorioso, Orristraziante e così via, alla caratterizzazione dei personaggi.
Perché ammettiamolo, per quanto siano bravissimi gli attori che abbiamo citato sopra, senza una buona sceneggiatura che calza a pennello per ogni ruolo, nessuno darebbe il meglio.
Un grosso aiuto comunque lo danno anche i nostri doppiatori, di cui spiccano sopra a tutti Letizia Ciampa che dà la voce ad Alice, Fabio Boccanera ormai affiancato a Johnny Depp da parecchio tempo e Pino Insegno che dà la voce al Tempo. Di certo però anche molti altri doppiatori meriterebbero di essere citati, insomma chi si dimentica le urla isteriche di Claudia Razzi nei panni della Regina Rossa, o della voce spiritata che Federica De Bortoli dà ad Anne Hathaway per la sua Regina Bianca o ancora la voce calma e pacata di Gianni Giuliano che rende il suo Stregatto meraviglioso.

Trucco e costumi: Come ogni film Disney che si rispetti, i costumi sono da far girare la testa! I costumi eleganti e principeschi non mancano e sinceramente non saprei dire quali siano i miei outfit preferiti tra quelli di Mirana o quelli di Alice nel primo film. Al contrario però degli altri live action, come ormai stiamo ribadendo ad ogni punto, qui ci troviamo in un mondo folle ed eccentrico, perciò spesso i costumi ne rispecchiano lo stile; basti solo guardare come viene vestito il Cappellaio o il costume di Alice nel secondo film, con tutti quei colori sgargianti che cozzano l’uno con l’altro.

Nel primo film la stilista è Coleen Atwood che, per i vestiti azzurri di Alice si è ispirata al classico vestito vittoriano celeste.
Per la Regina Rossa si è scelto di scolpire un collare di organza di seta, per far sembrare il collo più lungo e più stretto, in modo che le modifiche alla testa in cgi sembrino ancora più assurde. I colori del vestito sono stati ispirati dalle carte da gioco tradizionali: rosso, nero, oro e bianco.

Mentre per la Regina Bianca ci si è ispirati più al classico vestito della fata buona: il suo vestito ha molti strati di tessuto con fiocchi di neve di seta e stampe di fogli metallici per dargli un brillio leggermente spento, il tutto accompagnato con gioielli e collane di perle. Uno stile che le si addice parecchio, soprattutto sulla pelle candida e nivea del personaggio che stacca completamente con i punti scuri come le labbra, le sopracciglia e le unghie.
Per il Cappellaio Matto sono state fatte delle ricerche, ispirandosi a un modello originale del 1860. Il costume è ricco di dettagli, come cuscinetti di spilli e i ditali che fanno rumore quando lui si trova a disagio, dettagli sfruttati dall’interpretazione di Jhonny Depp; ma la cosa più incredibile è come sia costumi che trucco cambino a seconda dell’umore del personaggio.

Col film successivo però, la stilista sembra aver superato se stessa, dando parecchi stili diversi ai vari personaggi e riuscendo a mio parere ad esaltarne non solo le caratteristiche fisiche, ma anche quelle attoriali. Colonna sonora: A gestire la musica anche qui troviamo un amico fidato di Tim Burton, che il regista non lascia mai, soprattutto per film di questo stile, ossia Danny Elfman. Inutile dire che lui è un maestro ed ha composto probabilmente tre quarti delle colonne sonore di Burton.
In questi due film non abbiamo canzoni specifiche, ma solamente stupende melodie che ti rimangono in testa non appena ripensi al film in questione e che accompagnano nel modo perfetto ogni scena.
Personalmente, trovo divertente e tra le più iconiche, la musica in sottofondo alla Deliranza del Cappellaio Matto.

Come l’altra volta non starò qui a consigliarvi di vedere questi due film, anche perché con il tempo hanno ricevuto tremende critiche, anche se non ne comprendo il motivo, ma nonostante tutto spero di avervi messo almeno un po’ di curiosità ed avervi invogliato a saperne di più sui film.
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