Pinocchio _ Review _ Special Live Action
- Lady Noir
- 17 gen 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Dopo tanto tempo, in cui non faceva più una recensione dei live-action Disney, e altrettanto tempo in cui non parliamo di remake, oggi a distanza di un paio di anni torniamo a una recensione Special.

Questo live-action, uscito solo su Disney+ nel 2022, per la regia di Robert Zemeckis è “Pinocchio”. Tratto, ovviamente, dal classico Disney del 1940, che a sua volta è stato ispirato alla fiaba italiana di Carlo Collodi.
Trama (differenze dall’originale):
Credo che tutti conosciamo la favola di Pinocchio, bene o male, anche perché la Disney non è stata l’unica a farne una sua versione e sebbene ci siano alcuni dettagli onnipresenti, ogni versione cambia leggermente (soprattutto dalla fiaba originale). Starei qui ore a parlare delle differenze di trama tra la vera storia e quella Disney, perciò vi avviso già che mi limiterò a parlare di quelle differenze tra il classico e il remake live action.
Pinocchio come sappiamo tutti è un burattino creato da Geppetto, che una notte per un desiderio espresso dallo stesso falegname, prende vita grazie alla fata Turchina. Questa dopo aver insignito un Grillo Parlante che si trovava da quelle parti come sua personale coscienza, informa Pinocchio che nel momento in cui si dimostrerà bravo, coraggioso e disinteressato, diventerà un bambino vero. Ovviamente prima che il bambino di legno impari la lezione farà parecchi danni, portato in tentazione da personaggi come il Gatto e la Volpe, o Lucignolo.

Ho trovato questa versione live action molto più carina rispetto allo striminzito classico Disney, certo le avventure di Pinocchio nella fiaba sono molte di più, mentre qui sono rimaste le solite quattro: l’incontro col Gatto e la Volpe andando a Scuola, lo spettacolo di burattini con Mangiafuoco, la fuga verso il Paese dei Balocchi e lo scontro (se così si può chiamare) con la Balena. Nonostante ciò, non solo c’è una bellissima motivazione che spinge Geppetto a rivolgere quel suo desiderio alla stella, ossia il fatto che ha perso suo figlio, ma c’è anche una simpatica sede-story di una delle burattinaie di Mangiafuoco, che essendo buona, per conquistare la fiducia di Pinocchio gli parla attraverso la sua marionetta.

Inoltre c’è una piccola differenza di scelta sul mostro finale, non più una balena, come nel classico, ma un vero e proprio mostro marino che sembra un incrocio tra una balena e un kraken (ricordo a tutti coloro che hanno criticato questa scelta che nel libro era un pesce cane enorme, fuori dal normale, quindi ci può anche stare).
Giudizio tecnico:
Come può essere ovvio, il comparto tecnico e sopratutto gli effetti speciali a cura di John Pilgrim, sono stati molto importanti per questo film. Seppur non ai livelli di un remake live-action come “Il Re Leone” in cui vi era solo computer grafica, qui ci troviamo comunque di fronte ad un film che ha davvero pochissimi attori in carne ed ossa; insomma se escludiamo i bambini del Paese dei Balocchi e le comparse, i personaggi si contano su una mano sola: Geppetto, Turchina, Mangiafuoco, Lucignolo e Fabiana.
Tutti questi personaggi, in particolare Geppetto, dovevano interagire con altrettanti personaggi in CGI, come Pinocchio, ma anche come Figaro e Clio, le due simpatiche spalle animali che sono state rese identiche a come erano nel classico.

Vorrei soffermarmi tanto sulla tecnica usata per fare Pinocchio, ma darò solo una velocissima opinione. Ho sentimenti discordanti verso questo burattino in live action, da un lato perché trovo che molte versioni filmiche hanno reso molto meglio il suo essere legnoso, dall’altro perché è esattamente come l’aveva rappresentato la Disney. Il suo essere completamente snodato, poi, è una caratteristiche che gli era stata data sin dal classico del 1940, per questo non comprendo la gente che critica la scena finale, in cui fa ruotare velocemente i piedi come fosse un motoscafo. Stessa fedeltà là si dà anche al Grillo Parlante, identico al classico.
La luce azzurra e magica della fata poi rappresenta alla perfezione il suo nome (e lo so cosa state per obbiettare, ma ci arriviamo tra poco).
Se mi permettete, però, prima di passare alla parte successiva, una piccola citazione alla genialità degli scenografi, sotto la guida di Tina Jones, per la brillante idea degli orologi a cucù nella bottega di Geppetto che citano moltissimi film Disney, davvero un tocco di classe.
Recitazione:
Come abbiamo detto i personaggi interpretati sono pochi (sebbene ci siano poi voci anche dietro a quelli in computer grafica) e, a portare avanti tutto il film, c’è un indiscusso Tom Hanks. Impossibile non rimanere incantanti dalle sue espressioni paterne o non commuoversi nella sua preoccupazione per Pinocchio.

Altro personaggio, a mio parere molto importante (che oltretutto non c’era nel classico) è quello di Fabiana, interpretata magnificamente da Kyanne Lamaya, una cantante ancora poco conosciuta nel mondo del cinema, ma che secondo me meriterebbe più ruoli, soprattutto se li interpreta tutti come in questo film, con una dolcezza e una spontaneità incredibili.

Concludo con quel tasto dolente di cui non ho voluto parlare nel lato tecnico. Quando è stato annunciato il cast di questo film e i fan hanno scoperto che Turchina sarebbe stata interpretata da un’attrice di colore, ossia Cynthia Erivo, si è scatenato il putiferio (sopratutto in Italia). Io sinceramente non ho trovato tutto questo dramma sul momento. Non importava l’etnia della fata, non solo perché essendo una creatura magica poteva esistere anche di colore, ma soprattutto perché nel classico di Pinocchio compare solo due volte in tutto il cartone (qui addirittura solo una). Il problema era (ed è stato) un altro, almeno per il mio modesto parere. Avevano l’occasione di mostrare il perché si chiamasse Turchina (secondo la storia originale di Collodi dipendeva infatti dai capelli di quel colore), visto che nel classico l’avevano inspiegabilmente fatta bionda; invece hanno deciso di darle la luce azzurra e tenere la testa rasata dell’attrice, ecco questa è stata l’unica cosa che non mi è andata giù.

Una piccola citazione poi, va fatta anche al Postiglione del Paese dei Balocchi, un’irriconoscibile Luke Evans che è passato da un live action all’altro, interpretando però sempre il cattivo.
Sceneggiatura e doppiaggio:
La sceneggiatura di questo film è stata a cura di Chris Weitz e dello stesso Zemeckis e devo dire che hanno fatto un lavoro ottimo. Sono riusciti a mettere quelle piccole aggiunte di trama che hanno reso la storia più “romanzata” e meno fiabesca e basta. Sono, però, anche stati attenti a mantenere certe battute come la raccomandazione della fata madrina e le canzoni (almeno quelle che già c’erano nel classico) sono identiche, così nessuno si lamenta che storpiano le parole.

Ovviamente i nostri doppiatori hanno interpretato e dato vita a questa sceneggiatura in modo incredibile. A partire da Angelo Maggi, doppiatore quasi fisso di Tom Hanks ed Edoardo Stoppacciaro che ha dato la voce al Grillo Parlante. Bravissimi anche i giovani esordienti che hanno dato la voce a Pinocchio: Gabriele Piancatelli per la parte parlata e Davide Tatoli per quella cantata. A dare la voce a Fabiana ed ovviamente alla sua marionetta Sabina c’è stata Margherita De Risi.
Trucco e costumi:
Ipotizzando che i vestiti di personaggi in CGI come Pinocchio, il Grillo, piuttosto che il Gatto e La Volpe, sono stati ideati e ricreati in computer grafica; il lavoro della costumista Joanna Johston è stato comunque incredibile, basti vedere i vestiti sgualciti e usurati di Geppetto, sia quelli da giorno che la camicia da notte. Bellissimo poi il costume del Postiglione, con quel cappello a falda larga che sembra un cappello vecchio di un’altra epoca, niente a che vedere col cilindro del Postiglione del cartone.

Al trucco c’è stata invece Zoe Clare Brown che secondo me ha fatto un lavoro egregio non solo con barba e capelli finti di Tom Hanks, ma soprattutto col viso di Luke Evans, completamente sparito se non nei primi piani (se ne “La Bella e la Bestia” c’era il rischio d’innamorarsi di Gaston per la sua avvenenza, qua è letteralmente impossibile).
Colonna sonora:
Le musiche sono di Alan Silvestri, un veterano delle colonne sonore (tra le più famose “Avengers”). I riadattamenti dei testi delle canzoni, come ho detto sono identici. Come dimenticare Pinocchio che balla allo spettacolo di Mangiafuoco, cantando “Io non ho fil eppur sto in pied…”
Senza scordare poi che la canzone principale di Pinocchio, quella della stella, sin dal 1940 è diventata la melodia iconica del marchio Disney.
Non so, sarò ripetitiva, sarò troppo buona, ma anche questo live action a me è piaciuto davvero tanto e consiglio a chi ancora non l’ha recuperato, di farlo. Come al solito lo trovate su Disney+.
Comments