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Pirati dei Caraibi _ Review _ Special Live Action

  • Immagine del redattore: Lady Noir
    Lady Noir
  • 15 ago 2022
  • Tempo di lettura: 9 min

Aggiornamento: 8 set 2022

C’è un’altra serie di film live action creati dalla Disney che tutti conoscono. Questa volta non abbiamo nessun remake e nessuna storia tratta da libri o altre opere. Solo un’incredibile saga di ben cinque film (ed io spero ancora non ne facciano più), che hanno fatto divertire grandi e piccini, ma soprattutto grandi.

Ovviamente sto parlando della serie di Pirati dei Caraibi! E lo dico già da ora, fare una recensione di tutti e cinque sarà difficile, perché sono molto differenti l’uno dall’altro, ma ci proverò.

Partiamo col dire che la prima trilogia, quella che ricordano ed amano tutti, è stata diretta da Gore Verbinski e comprende ovviamente “La maledizione della prima luna” (in inglese “Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl”) del 2003; “Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma (in inglese “Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest”) del 2006 e “Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo” (in inglese “Pirates of the Caribbean: At World's End”) del 2007.

E poi… Beh, poi la serie è andata decisamente allo sbando e i due film successivi: “Pirati dei Caraibi - Oltre ai confini del mare” (“Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides”) diretto da Rob Marshall nel 2011 e “Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar” (“Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales”) diretto da Joachim Rønning ed Esper Sandbaerg; sono decisamente parecchi gradini sotto ai primi tre film, proprio uno peggio dell’altro.



Trama (e differenze dalla storia originale):

Partiamo col dire che la saga in questione, sebbene non sia stata ispirata da opere già esistenti, ha comunque una sua origine; essa infatti è la “rappresentazione cinematografica” dell’attrazione “Pirates of the Caribbean” presente nei parchi Walt Disney.

Ogni film di Pirati dei Caraibi, dal primo all’ultimo si basa sulle leggende dei mari che, soprattutto nel 1700 (periodo in cui è ambientata la serie), conoscevano tutti e molti vi credevano anche.

“La maledizione della prima luna”, il primo film, è forse l’unico che come leggenda ne ha una molto blanda, ossia quella di una nave fantasma, in cui tutto l’equipaggio era composto da non morti; ma sebbene la storia su cui si basa sia semplice, questo non fa di certo del primo film il meno bello o il più banale, anzi è forse quello meglio costruito perché fu creato per non avere aspettative di un seguito, sebbene inconsciamente (o forse con cognizione di causa) il regista aveva gettato molte basi per proseguire la serie (ma di questo ne parleremo meglio nella sceneggiatura).

Per quanto riguarda invece i due film successivi, abbiamo tante di quelle leggende da far girare la testa. Prima su tutte, ovviamente, quella di Davy Jones e dell’Olandese Volante; anche nelle leggende (nate in Inghilterra), Davy Jones era una sorta di demone, un traghettatore per tutti gli uomini morti in mare, che sembrava portare gli annegati e i relitti nel suo mondo, chiamato dai più “lo scrigno di Davy Jones”. Ma i riferimenti in questi film non finiscono, abbiamo anche Calipso che nella mitologia è la figlia del Titano Atlante (o Nereo), ella è infatti conosciuta come una divinità marina. Alla base di queste due grandi leggende però, c’è anche molta attenzione agli avvenimenti storici di quel periodo e alla caccia ai Pirati.

Anche gli altri due film si basano su alcune leggende, anche se non siamo più nel campo anglosassone, ma in quello spagnolo. Ecco che ci troviamo di fronte alla Fonte dell’Eterna giovinezza, alle leggende di Cortes e al famosissimo Edward Teach (meglio conosciuto come Barbanera) e la sua Queen Anne’s Revenge; fino ad arrivare nell’ultimo film a Armando Salazar (corsaro della marina spagnola che cacciava i Pirati), ispirato al quasi omonimo Alonso de Salazar che invece era un esploratore spagnolo a comando della Santa Maria de la Victoria (nel film Saint Mary).

Insomma di certo, almeno per quanto riguarda le leggende da cui trarre ispirazione, il produttore Jerry Bruckheimer, non si è fatto sfuggire nulla. Giudizio tecnico: Passiamo ora a un po’ di note dolenti. No, non sto per criticare quelli che a mio parere sono sempre stati tra i migliori film in live action che siano mai usciti dalla casa di Topolino. Ma purtroppo ci sono delle cose che vanno dette.

Cominciamo col dire che come il direttore degli effetti speciali dei primi due film c’è John Knoll, famoso non solo per alcuni titoli di Star Wars, ma anche per Avatar; insomma non il primo che passava. I suoi film infatti sono incredibili, green e blu screen usati in modo eccellente, cgi molto realistica e stratagemmi originali per ogni tipo di scena.


Rimanendo poi nella progettazione degli effetti ha lasciato la direzione a John Frazier che almeno per “Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo” ha gestito altrettanto bene l’intero film. Quando poi però è rimasto tutto nelle mani di quest’ultimo qualcosa non ha funzionato. Sia chiaro, anche John Frazier ha alle spalle titoli parecchio noti, come tutti gli Spider-Man di Sam Raimi, o i Trasformers di Michael Bay. Eppure per qualche motivo a noi sconosciuto gli effetti speciali di questi due film sono letteralmente osceni. Insomma, passi per il quarto “Ai confini del mare” che a parte i vari green screen aveva davvero poca grafica in cgi, ma “La vendetta di Salazar” è assolutamente inguardabile.

La ciurma della Saint Mary fatta malissimo, gli effetti speciali del mare che si apre e si chiude alla fine inguardabili, per non parlare del Jack Sparrow giovane che si vede lontano un miglio che è finto. Insomma sembrano piccolezze se parlassimo di un film dei primi anni 2000, ma questo è un film del 2011, è assurdo che ci siano ancora effetti speciali così indecenti. Recitazione: Qui parliamo di attori di eccellenza e mi è davvero difficile non fare quasi un elenco completo perché ognuno di loro ha dato vita a dei personaggi incredibili.

Ovviamente in cima a tutti c’è lui, quello che ormai per tutti noi è davvero il Capitan Jack Sparrow, Johnny Depp. Questo attore strepitoso (che ancora mi domando com’è che nessuno gli abbia ancora dato una maledetto Oscar) ha confessato di aver creato gran parte delle caratteristiche caratteriali del suo personaggio. Tanto che a tutti noi è parso di vedere Jack anche nei film successivi di Depp, pur se il personaggio non c’era, vero? (Basti guardare “The Tourist” o “Lone Ranger”).


I suoi due co-protagonisti, però, non sono certo da meno. Un Orlando Bloom da mozzare il fiato che “scusa Legolas, ma Will è decisamente più figo” e una Keira Knightley divina che ci ha mostrato come una donna del 1700 possa passare dalla grazia e l’ingenuità della figlia del governatore di Port Royale, alla furia e la grinta della regina dei Pirati.

Ovviamente non posso non citare altri due incredibili attori che in questi film hanno avuto il ruolo degli antagonisti, ossia Geoffrey Rush nei panni di Barbossa e Bill Nighy in quelli di Davy Jones (anche se bisogna ammettere che la recitazione di quest’ultimo è stata molto penalizzata dalla cgi, seppure l’espressività degli occhi è talmente incredibile da renderlo degno di essere nominato).

Ci tengo, però, a fare anche una piccola citazione a Penelope Cruz, perché secondo me è stata incredibile nel suo ruolo del quarto film; anzi forse senza di lei il film avrebbe avuto anche meno senso di quanto già ne abbia. Sceneggiatura e doppiaggio: Se c’è però, una cosa che ha rovinato tantissimo “Pirati dei Caraibi - La Vendetta di Salazar”, questa è stata sicuramente la sceneggiatura, ma andiamo con ordine.

Nella prima trilogia, come abbiamo già detto abbiamo una storia; una storia che oltretutto era anche abbastanza auto conclusiva semplicemente con il primo film, ma che comunque ha sempre avuto tanti piccoli collegamenti sin dall’inizio. Basti pensare al momento in cui Will salva Elizabeth nel primo film, in cui (almeno nella versione inglese) dice che se si sparasse, Barbossa e la sua ciurma maledetta, l’avrebbero dovuto riprendere dallo Scrigno di Davy Jones (purtroppo nella versione italiana l’abbiamo tradotto con semplicemente “dal fondo del mare”).


Comunque sia è tutto incredibilmente azzeccato e rende la storia avvincente. Insomma chi non si è emozionato alla canzone iniziale del terzo “Hoist the colors” (anche qui un significato completamente diverso tra l’inglese e l’italiano, ma questa volta posso comprendere le modifiche per via della metrica) o chi non ha adorato il momento assurdo del matrimonio tra Will ed Elizabeth mentre combattevano. Per non parlare degli assurdi monologhi di Capitan Jack Sparrow, che sì, probabilmente molti li ha improvvisati lo stesso Johnny Depp, come quello del “vaso di terra”.


Il quarto film, comunque, aveva un bel potenziale, poteva essere davvero l’inizio di una nuova grande trilogia e non prometteva neanche troppo male. Certo la trama era molto banale, ma come abbiamo già detto anche quella de “La maledizione della prima luna” lo era. Sono stata un po’ dispiaciuta di vedere un personaggio leggendario come Barbanera, sparire in un solo film, ma la base della storia ci stava. Avevamo finalmente concluso la storia di Will ed Elizabeth che, in un modo o nell’altro avevano il loro “mezzo lieto fine” e toccava quindi a Jack realizzare i suoi sogni: che fossero l’immortalità o la storia d’amore. Il personaggio di Angelica, interpretato da Penelope Cruz, era ben costruito e a parte qualche scena che avrei decisamente tagliato (come il combattimento infinito alla locanda), avrebbero potuto benissimo utilizzarla nei film successivi.

Invece no, invece come quinto film è uscito “La vendetta di Salazar” e sinceramente non so come difendere la sceneggiatura di questo film. I protagonisti: Harry Turner (figlio di Will ed Elizabeth) e Carina Smyth (figlia di… va beh non ve lo dico, non si sa mai non l’avete ancora visto, ma ne dubito); sono letteralmente inesistenti e privi di spessore. Persino il personaggio di Jack è ridotto a una macchietta: preso in giro dalla ciurma, senza uno scopo preciso, con l’unico obbiettivo di trovare terra (di nuovo) per non muoversi più, al che viene da pensare dove cacchio sia finito il Capitan Jack Sparrow che ha affrontato Davy Jones e il suo Kraken, scendendo pure a patti con la Compagnia delle Indie, pur di avere la vita eterna. E non fatemi commentare sul come è stato ridotto Barbossa perché mi viene da piangere.

Senza considerare l’assenza di una vera e propria trama che attiri l’attenzione o agli assurdi buchi che smentiscono i film precedenti a partire dal perché Will e la sua ciurma stiano cominciando a prendere le sembianze di creature marine se continuano a eseguire il compito dato loro da Calipso, piuttosto del perché quando col tridente di Poseidone si rompono tutte le maledizioni esista ancora Davy Jones (perché sì se non lo sapete compare nella scena dopo i titoli di coda).

A salvare, però, come sempre, il tutto c’è un cast di doppiaggio nostrano stratosferico. Come ho già detto la regia di doppiaggio ha fatto qualche errore (magari anche inconsapevole) qua e là, ma la scelta degli interpreti rimane imbattibile. A partire dall’unico uomo che ormai può doppiare Johnny Depp, ossia Fabio Boccanera che ha fatto un lavoro eccellente, assieme ai suoi colleghi Massimiliano Manfredi (doppiatore ufficiale sia di Orlando Bloom che di Chirs Hamsworth) che ovviamente ha dato la voce a Will e Myriam Catania (attrice e doppiatrice ufficiale di Keira Knightley) che invece ha doppiato Elizabeth. La rivelazione assoluta, però, è stata sicuramente Pietro Ubaldi che è sempre stato un doppiatore mostruoso, ma che la maggior parte di noi ricorda a dare voci a personaggi pacioccosi e divertenti (come Patrick Stella in “Spongebob” o il famosissimo Doraemon), perciò sentirlo doppiare il temibile e spietato Barbossa è qualcosa di incredibile.



Trucco e costumi: Parlando di trucco e costumi ci troviamo davanti a una verità incredibile di abilità. Siamo ben lontani dai costumi principeschi e ricchi dei film Disney che abbiamo valutato fino ad ora. Qui, la costumista Penny Rose ha creato un’incredibile varietà di uniformi, abiti sgualciti e insudiciati dal mare, camicie lerce e bandane che coprono capelli unti. Detta così sembra un lavoro facile, ma vi posso assicurare che non lo è. Basti solo pensare al raduno dei Pirati Nobili alla Baia dei Relitti: ogni Capitano doveva avere il suo stile e il suo modo di esprimersi e così la sua ciurma.


Poi ovviamente devo ammetterlo il mio costume preferito è quello di Will alla fine del primo film, in cui sembra quasi un moschettiere, ma sono gusti prettamente personali.

Anche il trucco ha avuto un ruolo molto rilevante nei film, gestito nei primi quattro da Ve Neill e/o Joel Harlow dà un senso molto realistico ai volti stanchi, sudati, sporchi e feriti dei personaggi. Un qualcosa che, di nuovo, l’ultimo film a mio parere non ha. Colonna sonora: Concludiamo con la cosa più indimenticabile di questa incredibile saga, ossia la colonna sonora. Sfido chiunque, persino coloro che non l’hanno mai visto, a sentire l’attacco della Theme Song di Pirati dei Caraibi e non riconoscerla seduta stante. Ovviamente dietro a quest’immenso tripudio di note perfettamente studiata per emozionare c’è un vero e proprio maestro che, non per niente, è stato definito il degno successore del nostro compianto Ennio Morricone, ossia Hans Zimmer.

Oltre la classica Theme Song principale, consiglio a tutti di ascoltare (o riascoltare) anche la musica di sottofondo del Kraken, è qualcosa di assolutamente spettacolare che mette letteralmente i brividi; anzi non vorrei sembrare troppo sfrontata, ma per me è alla pari di molti famosi pezzi di musica classica.


Ovviamente non posso non consigliarvi di vedere questa saga (almeno i primi tre film), anche se dubito fortemente che ci sia ancora qualcuno sulla faccia della terra che non li conosca e non li abbia mai visti. Non posso, però, essere altrettanto disposta a suggerirvi anche gli altri due (soprattutto l’ultimo), perché secondo me non sono minimamente paragonabili. Come al solito trovate tutti i film su Disney+.




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